Una stanza

Questi ultimi giorni li ho passati in compagnia di due miei vecchi amici, la “solitaria” Emily Dickinson , e l'”enigmatico” Fernando Pessoa. Entrambi hanno accompagnato me, durante la  mia adolescenza e il mio divenire adulta, entrambi hanno affascinato, fin da subito, la mia mente così sempre desiderosa di conoscere e confrontarsi con  l’animo altrui.
Emily e la voluta “clausura” nella sua stanza, nella sua casa, una solitudine lunga vent’anni, e Fernando, con il suo sentirsi a volte “multiplo”, il suo sentirsi come una stanza piena di specchi fantastici che distorcevano, secondo lui,  in falsi riflessi un’unica realtà.
Nel leggere i loro scritti viene naturale immaginarseli intenti nel cercare il proprio Io e la propria interazione con il mondo, e perché non pensarli appoggiati ad una parete, con le mani che tengono ben saldo il proprio corpo per non perdere comunque la percezione di sé?
Ogni tanto una parete sarebbe necessaria…………..